In caso di terapia farmacologica con bifosfonati è importante valutare eventuali complicanze per i denti: potrebbe infatti esserci il rischio di osteonecrosi della mandibola o delle ossa mascellari durante l’assunzione di questi farmaci. Ecco perché è sempre importante informare della terapia farmacologica il dentista durante la visita odontoiatrica.
Il principio attivo della classe medicinali di cui fanno parte i bifosfonati viene utilizzato per contrastare la perdita di densità minerale ossea. Si tratta di farmaci che possono essere assunti per via orale o parenterale, andando ad esercitare la loro azione specifica: in particolare, essi attivano un’interazione con apposite cellule preposte al riassorbimento osseo, chiamate osteoclasti, che subiscono una riduzione della loro attività con conseguente limitazione del riassorbimento osseo. La loro prescrizione generalmente è prevista per il trattamento di patologie metaboliche ed oncologiche a carico dell’apparato scheletrico: mieloma multiplo, neoplasie osteofile, ipercalcemia, osteoporosi e morbo di Paget.
Bifosfonati e principi attivi
Come si può sapere se nella terapia farmacologica sono presenti bifosfonati? In genere solamente i professionisti del settore, medici e farmacisti, sono in grado di riconoscere i nomi delle molecole ed associarli direttamente ai farmaci: ad esempio essere consapevoli dell’utilizzo di bifosfonati non è così semplice, ma può essere d’aiuto conoscere i principi attivi collegati, che vengono sempre riportati nel bugiardino di ogni medicinale. Ecco di seguito i più comuni ed utilizzati:
- acido alendronico
- acido clodronico
- acido risedronico
- acido zolendronico
- acido etidronico
- acido pamidronico
Complicanze odontoiatriche
Qualora tu stia utilizzando dei medicinali contenenti bifosfonati,
come da elenco sopra descritto, potrai informare il nostro studio dentistico di
Roma e riceverai tutte le informazioni necessarie al riguardo, con riferimento
ad eventuali complicanze nel campo dell’odontoiatria. Durante l’assunzione di
questi farmaci, infatti, si può andare incontro al rischio
di osteonecrosi della mandibola o delle ossa mascellari.
I problemi maggiori sono collegati all’assunzione di alte dosi di bifosfonati per
periodi prolungati: in questi casi, infatti, è possibile che insorga una
invalidante e progressiva condizione clinica, che può diventare molto grave
fino alla comparsa di lesioni ossee (prevalentemente della mandibola,
ma anche dell’osso mascellare).
Sintomi di eventuali danni al cavo orale
L’utilizzo di bifosfonati può portare ad una patologia del cavo orale, che inizialmente potrebbe risultare asintomatica e dalla diagnosi non immediata. Bisogna pertanto fare attenzione e collegare eventuali sintomi alle cause specifiche, derivanti dalla terapia farmacologica: generalmente le principali manifestazioni consistono in un’infiammazione gengivale, oppure nella presenza di parodontite. È anche possibile che il paziente soffra di ascessi e fistole, che possono evolvere fino all’affioramento dell’osso necrotico sottostante: in alcuni casi si può rilevare anche un’eventuale presenza di pus o sanguinamento delle gengive.
Diversi studi hanno dimostrato che il rischio di sviluppare osteonecrosi
è 7 volte superiore nei pazienti che assumono bifosfonati rispetto a
quelli che seguono trattamenti privi di queste molecole farmaceutiche. Pertanto,
bisogna effettuare un’attenta visita e una valutazione del quadro complessivo
della bocca prima di iniziare un trattamento con questo tipo di farmaci.
Inoltre, durante un’eventuale terapia, non è opportuno procedere con interventi
di implantologia, estrazioni dentali o interventi di chirurgia
maxillo facciale.
L’importante
è rivolgersi sempre a centri specializzati come il nostro studio dentistico, in
modo da ottenere informazioni puntuali e soluzioni specifiche per ciascun
singolo caso.